7 novembre 2018

Hands up!

Mani in alto, questo è un ritorno, forse.
Tornare sul luogo del delitto, dopo tanto tempo e tante disavventure, non è mai semplice.
In due anni ne sono successe di ogni, ma sono sempre qui, pronta a ripartire per altri lidi.
Un brevissimo, si fa per dire, recap è doveroso:
  • Novembre 2016 - rientro in Italia sola coi bambini, con prospettiva fantastica di trasferimento in altro continente (non sto nemmeno a commentare il processo che ci ha portati a partorire st'idea del pipolo, che ancora fatico a parlarne). Ritrovo per mia fortuna gli amici storici, pochi e buoni, ma delle decine di persone che si stracciavano le vesti prima della mia partenza manco l'ombra. Boh, dicevano tutti che non potevano vivere senza di noi... saranno morti!
  • Gennaio 2017 - rientra in Italia pure Furio e mi vedo costretta ad iscrivere, in corsa, il nano grande alla seconda elementare (pena arresto), con conseguente dramma - tragedia greca - fulmini e saette - signora lei è matta come le viene in mente, perché ovviamente di italiano scritto non capiva una benamata mazza. Comincio ad accarezzare l'idea che l'alcol non sia proprio la risposta, ma alla fine sticazzi della domanda.
  • Marzo 2017 - mi vedo costretta (e 2) a cercarmi un lavoro, visto che le cose per il Canada sarebbero andate un po' per le lunghe e non si campa d'amore, figuriamoci di madonne e bestemmie. Mi viene gentilmente offerta la possibilità di fare la responsabile dentro una pizzeria a taglio di nuova apertura, in quanto già pratica ed esperta nel settore. Un consiglio vitale: MAI LAVORARE COI PARENTI, MAI! Furio nel frattempo va a farsi una vacanzetta da solo a Vancouver per sondare un po' il terreno... quasi 3 settimane per gradire. L'alcol dopo il lavoro diventa una divertente tappa settimanale.
  • Maggio 2017 - mi sottopongo ad un interventino per rimuovere un fibroadenoma di circa 8 cm (benigno, tutto bene, ma ammazza che strizza) e poi visto che tanto ci sarà da aspettare qualche tempo, pure Furio, con la scusa di aiutare un amico che aveva necessità, e vista la sua meravigliosa professionalità, trova lavoro in una pizzeria, a 45 minuti da casa, dove sputa il sangue per tutta l'estate e dove viene ovviamente trattato alla stregua di uno schiavo. Mio malgrado limito il consumo di alcolici, ma è solo temporaneo.
Salto a piedi pari tutta l'estate che è stato solo lavoro, lavoro, lavoro per entrambi, coi bambini (felicissimi) che stavano un po' coi miei e un po' coi suoi. Noi lessi a schifo.... il più delle volte brilli.
  • Settembre 2017 - inizio scuola per entrambi, in due strutture diverse, comunale per il grande, statale per il piccolo, distanti svariati km e immersi nel traffico del mio "amatissimo" quartiere. Mando avanti la mia vita ad un quarto di Madonne alla volta, innaffiate da fiumi di birra.
  • Ottobre 2017 - mi licenzio e vi saluto a tutti e salto su, che siete una manica di mer*e e compagnia cantante, visto che non si potevano mantenere ritmi tipo: ci vediamo 10 minuti la sera tardi e ci diamo il 5 perché siamo cotti, i bambini nel frattempo me li cresce mamma. Proprio non era il caso. Rallento e riprendo fiato, tra un sorso di weisse e l'altro.
Feste di Natale passate in decompressione, facendo lavori in casa per avere un po' di autonomia rispetto alla Furio's family (immaginate di vivere nella stessa casa coi suoceri) e sempre con lui a lavorare in modalità schiavo. Festeggiamo!
  • Gennaio 2018 - faccio un colloquio per un lavoro d'ufficio che sembra fatto apposta per me dove faccio anche una delle figure demmerda più grandi della mia vita. Mi prendono comunque. Festeggio brindando, of course.
  • Febbraio 2018 - comincio il nuovo lavoro part-time, perfetto per me che così riesco a gestirmi i bambini senza pesare sugli altri. Corro a destra e a manca, ma almeno arrivo a fare tutto senza impazzire.... quasi. Un sorso ogni tanto, per mantenere l'allenamento.
  • Marzo 2018 - Furio riparte per Vancouver per costituire la società che darà vita al nuovo ristorante. Andata e ritorno in meno di 5 giorni... il Karma spesso sa farmi ridere di gusto. Io comincio a dare i primi segni di squilibrio generale e cerco allegria nell'alcol... pare funzionare.
  • Aprile 2018 - mi riscopro bimbominkia e vado al Romics con la scusa di portare mio figlio, mi si apre un mondo. Mi faccio un altro tatuaggio (una piuma nell'orecchio sinistro) e penso che stiamo facendo un'altra cazzata a ripartire, o forse è una genialata, non ho ancora deciso. Nel pub di zona ormai sono di casa, manco ordino più, mi portano una media senza fare domande.
  • Maggio 2018 - scavalliamo un periodo io e Furio che in confronto i buchi neri sono case famiglia e ricominciamo a pianificare la partenza. Mi faccio un altro tatuaggio, enorme, sulla spalla, rappresentativo di quello che sento essere diventata (Malefica e il suo corvo). Furio apre e gestisce la cucina, per conto di questo fantomatico amico, di una pinseria che riscuote un successo senza precedenti. Noi ci vediamo anche meno di prima, ma lui è felicissimo. Intanto prenoto il viaggio in solitaria per Vancouver, dopotutto se devo trasferirmi lì, magari un'occhiata vale la pena dargliela. Nel pub ormai la birra me la spillo da sola.
  • Giugno 2018 - Furio festeggia i suoi 40 (vinoh!), io vado prima a Milano per il 9Muse della Spora e a fine mese parto per il Canada, da sola per 10 giorni: un sogno che si avvera! Sono ospite di amici e mi innamoro del posto. Ho seriamente pensato di non tornare. Emergenza alcol risolta in loco.
  • Luglio 2018 - mi scade il contratto (troppo bello per essere un indeterminato, dai) e con la promessa di richiamarmi a settembre mi lasciano a casa. Poco male, porto i nani al mare e quest'anno ci scappa pure l'ombra di un'abbronzatura. Qualcuno ha detto aperitivo?
  • Agosto 2018 - faccio svariate volte a settimana Roma - Maccarese - Cerenova per poter tenere vagamente insieme la mia famiglia e mi ritrovo praticamente a qualsiasi evento sola coi nani, perché lui lavora. Per fargli cambiare aria li mando un paio di settimane in montagna coi nonni e siamo tutti felici (più o meno). A fine mese incastrano anche me a lavorare nel ristorante... una gabbia di matti. Poi dici uno beve!
  • Settembre 2018 - cerchiamo di recuperare un po' di tempo di qualità facendo una brevissima vacanza in campeggio solo noi 4. Ovviamente poi tra la scuola, le riunioni e la routine che si rimette in moto, abbiamo cercato di stare il più tranquilli possibili, senza risultati apprezzabili. Io nel frattempo ho completato il processo di transizione da madredemmerda a mogliedemmerda e preparo tutta la documentazione per chiedere i visti. Qualcuno mi passi quella bottiglia!
  • Ottobre 2018 - all'inizio del mese inoltro la pratica per il Canada e rimaniamo in trepidante attesa per le 3 settimane indicate dall'ufficio. Esattamente al ventesimo giorno otteniamo il verdetto: ammessi 3 su 4! Sbianco malissimo e gli attacchi di panico diventano un piacevole appuntamento quotidiano. I canadesi sono molto, molto rigidi, ma troviamo comunque il modo di risolvere la questione, fosse anche l'ultima cosa che faccio, ce devo riuscì, e cominciamo ad organizzare per l'ennesimo trasloco. Nel frattempo quasi nessuno sa della nostra imminente partenza (visti i precedenti, mica so scema), per cui io mi trovo a parlare con la gente fingendo di interessarmi alle cose normali: elezione di rappresentanti di classe, programmi per campo scuola la prossima primavera, festa di Natale e compagnia cantante. Festeggio i 37 circondata dal calore di pochi, pochissimi familiari e mi è bastato. A fine mese festeggiamo Halloween mascherati da scemi e prenotiamo i biglietti aerei. Oste, pooortaaaaaace 'nartro liiiiiitro, che noi se looooo beveeeeemooo!


Siamo ai giorni nostri. La partenza per Vancouver è fissata per il 19 novembre, molti si sono stupiti della velocità con cui abbiamo deciso, senza sapere magari che per noi sono stati due anni di lacrime e sangue.


Io affronto altalene emotive che nemmeno a Le Cirque du Soleil le hanno viste mai e oscillo pericolosamente tra: "che bello, non vedo l'ora!" al più razionale: "ma che cazzo m'ha detto il cervello, ma 'ndo vado un'altra volta?"

Ripartire significa ricostruire tutto da zero, di nuovo: casa, scuola, rapporti, vita... tutto. Ma non ci scoraggiamo, teniamo botta e ci facciamo forza l'uno con l'altro.
I bimbi sono sereni e consapevoli di cosa li aspetta, entusiasti della nuova avventura.
Mi impegnerò ad aggiornare ancora con tante belle foto e buone notizie, si spera!

Un abbraccio a presto
V.

ATTENZIONE: nessun fegato sano è stato maltrattato per la realizzazione di questo post!
In ogni caso: Don't try this at home, please!!!!

15 settembre 2016

Se prometto, poi mantengo


Immagine dal web


Breve riflessione
La coerenza coi bambini, secondo me é fondamentale, sia in positivo che in negativo.
Mi spiego meglio: coi bambini pensare di far promesse senza essere sicuri di poterle mantenere è pura follia. Si, perché loro saranno sempre lì a ricordarti che tale giorno a tale ora, avevate promesso una qualsiasi cosa (dal portarli al parco acquatico, al comprare un pacchetto di figurine, al cenare tutti assieme), quindi perchè complicarsi la vita facendoci sfiancare dalle continue domande sul perché ancora non si è fatto qualcosa?
Fondamentale poi dare una versione e mantenerla, di qualunque cosa: Babbo Natale, il topolino dei dentini, la cacca nello scarico del cesso, il casco in motorino. Senza deroghe, senza ripensamenti, senza le attenuanti dei casi specifici. Per non confonderli, per non confonderci, per mantenere una linea costante e comune, per coerenza, appunto.

Da sempre adotto la tecnica del "se prometto, poi mantengo" (Ambra Angiolini docet. Solo le over 35 sanno di cosa parlo)
Dicevo se prometto poi mantengo perché, se ti dico che ti porterò a giocare da quell'amichetto, ti ci porterò, non serve chiederlo ogni 3 mesi. No, scherzi a parte, la tecnica è anche all'inverso.
Se fai il monello e minaccio di metterti in punizione, poi stai tranquillo che non rimane solo una minaccia, lo faccio davvero.

Memorabile fu per il grande, un episodio avvenuto alla veneranda età di 2 anni e mai dimenticato. Si era fissato che non voleva tagliare le unghie (idiosincrasia rimastagli tutt'ora) e rimase per quasi una giornata a stazionare nel lettino con le sbarre, perché gli era stato detto che finché non avesse acconsentito a farsi fare la manicure, non ne sarebbe uscito. Più della fame, potè il padre che si mise a giocare con i lego proprio sotto al suo naso e alla fine cedette. Ha fatto da guida per tutto il resto.

Di norma ora mi è sufficiente cominciare a contare (fino a 3) con la minaccia della punizione se non la smettono. Al due di solito la piantano, almeno il grande.
Col piccolo posso pure arrivare a 100, continua a fare i suoi comodi e io come sempre, mantengo.
La punizione consiste nei 3 minuti seduto in disparte, o finchè non smette di piangere. Per chi dice che la tv trasmette solo cagate, ai tempi a me SOS Tata m'ha salvato.

Ne conosco un monte di mamme che: mo te meno, mo te gonfio, mo te metto in castigo, e poi hanno i figli peggio di Pippi Calzelunghe sotto acidi, semplicemente perchè non hanno mai messo in atto la minaccia. Non sono per le botte, mai date, ma nemmeno per il lasciarli fare di tutto senza conseguenze.
I bambini sono svegli e intelligenti. Capiscono fin dove si possono spingere e tirano la corda. Se si spezza hanno perso, ma se continuando a tirare non succede niente, poi è un attimo a ritrovarseli che ti mangiano vivo.

V.

14 settembre 2016

Insegnamenti

immagine dal web

Qualche giorno fa durante il ritorno da scuola con entrambi i nani in motorino, cercavo di insegnare alcuni fondamentali, atti alla sopravvivenza al mio settenne: le parolacce.
Si, so bene cosa starete pensando: ma che bella MADRE DEMMERDAH che sei, brava genio!
Ora, io sono una di quelle che non disdegna un vaffa o uno stica messo bene, d'altronde sono romana, un po' ce l'ho nel sangue, solo che fino ad ora ero sempre stata abbastanza rigida col nano, perché un conto è se le dico io (maddai), ben diverso è sentirle pronunciare da un bimbetto delicatino e con la R moscia. Metteteci pure che il mio Furio è uno di quelli che guai a dire culo e il gioco è presto fatto (epocali i suoi: che botta di sedere che ho avuto!! CULO, si dice CULO, porca miseria)

Tornando alla lezione di parolacce, non sono completamente uscita di testa a voler insegnare insulti aggratise a mio figlio. A monte di questa decisione, per altro tenuta supersegreta al purissimo marito, sta il fatto che il mio è un bimbo che facilmente potrebbe diventare bersaglio del primo bulletto che si alza la mattina con la sola intenzione di rompere le balle a qualcuno. 
Vorrei dargli alcuni di quegli strumenti che per alcuni sono insiti nella natura caratteriale, ma che ad un puro sognatore come lui non appartengono. Al mio incoraggiamento di esercitarsi su un bel vaffa a mano aperta, mi sono resa conto che anche nella pronuncia non calca molto le consonanti come solo noi romani sappiamo fare.
Al decimo tentativo, gliene è uscito uno abbastanza decente e ho messo fine al gioco, raccomandomi di non uscirsene senza motivo, solo ed esclusivamente in caso di bisogno e assolutamente non a scuola. Vero è che qui, sia a scuola che fuori, beccarne uno che parla e capisce l'italiano è relativamente difficile, ma vatte a fidá!!!!
Mi sono sentita molto Ruggero De Ceglie che spiega le basi del vivere coatto al figlio: DAI GIALLLLUCA CA**OOOO!!!!!

In tutto questo dire brutte parole (abbiamo anche approfondito su stro.. di varia natura, spiegandone il significato, e appurato che esistono svariate tipologie di stica**i in base al tono e alla situazione), probabilmente il treenne che dormiva, ha captato qualcosa in fase rem.
La mattina successiva infatti, dopo aver lasciato il grande a scuola, ripartendo in motorino, in una situazione di security semiarmata che smista il traffico sul piazzale, il piccolo fiodena ha salutato con gaudio una delle suddette guardie, con un naturalissimo: "ciao cornuto", agitando la manina e sorridendo.
Sono seguiti quindici minuti di risate scomposte da parte mia e autocompiacimento da parte del nano.
Ho creato un mostro!

V.
P.S. se lo scopre il padre sono morta.

29 luglio 2016

Ba(po)li

   Imbecilli impediti ne abbiamo??

No, non è un refuso.
Io vivo a Ba(po)li, che è una fusione della paradisiaca (nella mia fantasia) Bali e della bellissima ma notoriamente trafficatissima e incasinatissima Napoli.
Si, perchè contrariamente a quanto si possa pensare, qui c'è una quantità di macchine e soprattutto motorini che non ti aspetti di trovare.
Ad aggravare una situazione giá di per se abbastanza complicata data da strade non all'altezza e guida al contrario per me, ci si mettono gli indonesiani senza educazione stradale e i turisti impediti.
Ragazzi, io vengo da Roma, ho guidato il motorino per vent anni nei vicoli stretti di Trastevere, in mezzo al traffico della via Boccea e sull'Aurelia per andare al mare, non mi faccio intimorire da sti quattro criminali su due ruote, di solito.

E invece, mortacciloro sono dei pazzi scatenati. Superano le macchine a destra, a sinistra, sopra e pure sotto, se j'avanza, suonano il clacson ogni 15 cm, che manco dopo lo scudetto della Roma per le vie del centro, le precedenze sono una chimera e gli incroci un terno al lotto.
Personalmente me la cavo, dopo i primi due giorni di esitazioni e viaggi a 20 all'ora per prendere confidenza col lato opposto della strada, ormai sono una di loro. Mi muovo in scioltezza, col motorino carico come un somarello, tra bimbi, zaini di scuola e magari pure le buste della spesa.
Furio se non fosse per il colore della pelle tra il chiaro di luna e l'omino bianco additivo sbiancante, potrebbe benissimo essere scambiato per indonesiano. Se ne va in giro, tra il laboratorio e il ristorante, carico di cassette di pinsa e di farina, che manco il garzone del fornaio.

Capitolo a parte va riservato agli ospiti in visita.
Circa una settimana fa sono arrivati i miei (evvai, gioia a manetta) e ieri abbiamo preso un motorino in più per mio padre, più che altro per renderli autonomi e non legati ai nostri orari e impegni, dopotutto sono in vacanza, no?
Ora, mio padre, che non è proprio un vecchio decrepito, ma manco un ragazzino, non ha mai guidato un motorino nemmeno in Italia e la guida a sinistra è una novità assoluta per lui.
Gli ho consigliato di prendere un po' di confidenza col mezzo girando all'interno del complesso dove viviamo ora, per evitare di sbatterlo in strada completamente a digiuno di guida su due ruote.

Nel pomeriggio con mia madre, ce lo siamo portato al traino per le vie della zona. Cioè, io guidavo a circa 20/30 all'ora sul ciglio della strada e lui mi seguiva. Dopo 2 km stavamo ridendo con le lacrime perchè facevo notare a mia madre che non gli sarebbero bastati 3 mesi di fisioterapia per riprendersi da tutta quella tensione: guidava infatti con le braccia rigidissime, i gomiti ad altezza spalle, e con la testa quasi completamente insaccata nelle suddette, tanto che il collo no si vedeva quasi più.
Ne è venuto fuori un pomeriggio di risate ai danni di mio padre (ignaro di tutto e permalosissimo per giunta), che alla sera per tornare a casa è stato scortato da Furio che mi ha poi detto di aver impiegato quasi 40 minuti per fare un tratto che noi di solito copriamo in 15.

Altra storia invece quando si parla di macchine. Qui hanno il vizio di fare a gara a chi ce l'ha più grosso, quindi vedi tutte queste macchinone giganti, guidate da gnomi da giardino, che non sanno fare una manovra decente manco a spinta. Il risultato scontato è quello che vedete in foto: strade strette, guida improvvisata, deragliamento in risaia assicurato.
Le poche volte che ho "dovuto" portare la macchina qui ho sofferto, visto il traffico che c'è e il casino che sono abituati a fare i poliziotti per dirigere il traffico nonostante i semafori funzionanti.
Poliziotti che ti fermano solo perchè sei bianco e potresti essere un fuorilegge senza patente.
Con me son sempre caduti male, giro regolare con casco, documenti e patente internazionale.
Niente mancia per te, sorry.

Quindi ricordate, se doveste mai venire a Bali, in provincia di Napoli, procuratevi una patente, una mascherina e un bell'antiacido per combattere coi centauri locali.
V.


15 luglio 2016

Facciamo i grandi


Immagine dal web

Ragazzi, qui si comincia a fare sul serio. Stamattina siamo andati alla giornata di orientamento alla scuola del grande che lunedì comincerà la prima. Lo scorso anno le insegnanti hanno preferito lasciarlo in una classe preparatoria per via della lingua (che non comprendeva,  scritta né parlata) e a posteriori credo sia stata la scelta migliore che potessimo fare.
Dicevo, oggi orientamento. È una scuola internazionale, molto rigida (pare), superorganizzata e impostata per portare i ragazzi fino al diploma con una preparazione, si spera, degna di Cambridge.
Nano1, nella sua bella divisa nuova nuova (rigorosamente ciancicata che lèvate), scarpe fiammanti e capello fresco di barbiere, si trascinava dal letto, alla sedia, al divano con una flemma imbarazzante. COMINCIAMO BENE!!! Siamo usciti come al solito con un ritardo non recuperabile (ma oggi non contava), e sul motorino cercavo di sondare il suo stato d'animo:
"Allora, sei emozionato per questa nuova avventura? La scuola dei grandi, ora si comincia a studiare sul serio. Sei eccitato?"
"No mamma, sono normale"
E con questo da Maiunagioaville è tutto. A voi studio.
V.

8 luglio 2016

Parole parole parole



Quando si dice che il karma non perdona, si dice una veritá assoluta.
Si, perché l'universo ha pensato bene che non fosse sufficiente per me un figlio logorroico, per cui... me ne ha dati due.
È la dura legge del west, baby, dice mia madre. Si, perchè in effetti non è proprio un caso se i miei figli sono entrambi chiacchieroni (per usare un delicato eufemismo). Sia io che il buon Furio non ci facciamo parlare dietro in quanto a lingua.
Sono affetta da quella che viene comunemente definita parlantina a macchinetta. Parlo a velocitá supersoniche da sempre a quanto pare. Mia madre mi racconta di quando ero una tenera cucciolotta dalle guanciotte paffute e non stavo zitta un attimo. Capacitá evidentemente trasmessa nei geni, che mischiati a quelli di un marito altrettanto assillante, hanno dato vita a due mostri dalla chiacchiera facile.
Il piccolo a tre anni è nella fase della ripetizione spinta di qualsiasi frase, solitamente di senso compiutissimo, detta un secondo dopo essersi svegliato, urlata nelle tue orecchie ancora addormentate. Vedere Enza, vedere Enza, vedere Enza è diventata la richiesta ultimamente più gettonata. Si riferisce al voler vedere Frozen, della cui regina (Enza appunto) è un accanitissimo fan. Ne copia movenze e parole sia in inglese che in italiano, dando vita a siparietti esilaranti.
Il grande di sette anni invece, la fase ripetizione ossessiva dovrebbe averla superata, ma tant'è, al karma non si sfugge, per cui alla 100 domanda (sempre uguale), l'unico modo per disinnescarlo è assecondarlo, altrimenti ti asfalta le orecchie di chiacchiere. Ho recentemente scoperto che non solo ammorb chiacchiera cosí in italiano, ma lo fa anche in inglese con la babysitter indonesiana che capisce si e no 3 parole. Quella, poverina, gli dice sempre di si perchè è carina e gentile, ma ha imparato la parola chiave per calmarlo un minimo: BASTA.... e lo dice pure col tono giusto, per dire.
Dal canto mio io ho dovuto un po' rivedere i miei standard, dal momento che non padroneggio l'inglese con la stessa velocitá e soprattutto mi ritrovo a parlare quasi tutto il giorno con indonesiani che tanto non mi capiscono comunque, per cui va da se che me la prendo comoda, almeno nel parlare.
V.

PS sto imparando causa forza maggiore l'indonesiano, tanto è l'unico modo per comunicare in maniera decente col mio staff. Faccio lenti progressi, ma ne faccio. Non vi dico l'intruglio che fa Furio quando cerca di parlare per farsi capire, lui che fa a botte col cat is on the table. Addio!!!

4 giugno 2016

Un anno e siamo qui

Jati Luwih ricefield
      
                                                               
È passato un anno dalla nostra partenza verso una vita nuova.
Dopo aver provato a giocarmi a dadi il fegato con l'alcool, ed essere riuscita ad estirpare solo gli ultimi neuroni un po' acciaccati che avevo, sono partita lo stesso.
Un anno di cambiamenti enormi con questa vita a testa in giù che ci stiamo costruendo.
Un anno fa avevo in testa tutta questa idea di noi che passiamo le giornate a bordo piscina o in riva al mare, su spiagge incontaminate, proprio come ti aspetti che sia viviere sull'isola degli dei.
GROSSO ERRORE, PIRLONA CHE NON SEI ALTRO!!!!
Cioè, non fraintendetemi, non credo di voler tornare indietro a fare la vita che facevo prima, ma certo non é tutto palme, spiagge e cocktail.
Ero una mamma che lavorava in Italia, sono una mamma che lavora anche a Bali, con le dovute differenze.
Allora, con ordine:
Le lavatrici di panni da lavare sono lievitate all'inverosimile, visto che col caldo che fa ci cambiamo TUTTI 3 volte al giorno. La cosa positiva é che dopo 20 minuti che hai steso puoi raccogliere, piegare e riporre (ferro da stiro vaderetro). 
Il suddetto caldo è stato il mio sogno proibito per i passati 34 anni. Non dover affrontare l'inverno quest'anno é stata una goduria senza precedenti (d'altra parte non mi chiamo Stark, io). In infradito e canotta la vigilia di Natale chevvelodicoaffa.
Gli orari sono da sempre l'incubo di ogni genitore con figli in età scolare. Quando poi sai che per portarli devi uscire almeno 30 minuti prima altrimenti rimani imbottigliata anche col motorino, gli orari diventano imperativi. Solo che, il tragitto comprende vedute fantastiche di risaie dal volto sempre diverso (in un anno che siamo qui, abbiamo visto 4 raccolti, unico al mondo). Allagate e appena seminate, verdi come smeraldo durante la crescita, gialle paglierino quando sono mature e marrone scuro dopo il raccolto. Una varietá incredibile di paesaggi proprio sotto il mio naso da espatriata sempre col pepe al culo, ansiosa di sbrigarmi a fare commissioni, ma estasiata e sopraffatta da tutto questo. 
Avere a che fare con una gamma di personaggi così ampia da riempirci un libro (minchia, prima o poi lo farò), cominciare a capire le dinamiche e rimanerne delusa e stupita, a seconda dei casi. In Italia, continuando a vivere la vita (tranquilla) che facevo, nel mio mondo fatto di quotidianitá, tutto questo lo avrei solo potuto immaginare, e comunque non sarebbe stato nemmeno lontanamente simile.
Qui posso permettermi di "confrontarmi" con culture dimetralmente opposte eppure simili. Come la cliente australiana, col figlio 12enne con la sindrome di tourette, con la quale mi ammazzo da ridere ogni volta parlando di famiglie, suocere e affini.
Ah, quasi dimenticavo, pensando di essere fuggita abbastanza lontana da non farmi rompere i coglioni da parentame non gradito, ho avuto la "meravigliosa" sopresa di avere suoceri e cognato vip con un figlio annesso per 2  (dico 2) mesi in casa mia sotto Natale. Ho rischiato più volte di commettere omicidio e di divorziare perché ovviamente per mio marito è stato normale vivere in 8 dentro la stessa casa, con gente che si lamentava dal primo raggio di sole alla buonanotte.
Va beh, dicevo, anche a Bali sono una mamma che lavora. Per i primi 6 mesi abbiamo avuto il supporto e la presenza preziosissima di mia madre, per cui i bimbi la maggior parte del tempo se li smazzava lei. Partiti i suoceri a gennaio, siamo rimasti io e Furio con le piccole bestie, ma da circa un mese ho quella che qui amano chiamare nanny, che altro non è che una baby sitter 6 ore al giorno. Ore durante le quali riesco a fare il milione di cose che ogni mamma ha da fare, compresa una doccia di ben 5 minuti. Io sto al ristorante, lei sta con loro fino alle 9/10 di sera e quando torno li trovo giá lavati, mangiati e dormiti. Santa subito!!
Con le scuole ormai abbiamo capito di andare nella giusta direzione con entrambi. Il grande parla un inglese fluente che manco a Cambridge e il piccolo è trilingue. Passa con naturalezza dall'italiano all'inglese con contaminazioni indonesiane e ovviamente non si capisce una mazza. Troppo divertente!
Le mamme a scuola sono esattamente come in Italia. Il gruppetto di quelle (che si credono) fighe, che ti snobbano perchè sei "diversa", sempre in infradito, shorts e capelli mezzi rasati, lontana dai loro standard e per di piú BIANCA. Si, perchè qui hanno una vera e propria ossessione per la nostra carnagione. Noi che ci danniamo per acquistare un po' di abbronzatura e loro che schiariscono lo schiaribile con creme apposite e coprendosi all'inverosimile anche con 45 gradi.
Dicevo, ste mamme stron*e che fanno capannello e parlano in indonesiano quindi te, oltre che non essere annessa, manco capisci se te stanno e prende per il culo. Per risposta ho cominciato a perculeggiarle apertamente con l'unica altra mamma italiana della scuola, con la quale siamo diventate amiche, anche perchè i nostri nani sono fidanzati. Si, il mio grande ha trovato l'ammmmore!

Comunque gli indonesiani sono davvero gente curiosa. Ho visto cose che voi umani: ho visto ragazzette andare in giro con calzini ed infradito, guanti di lana e giacca a vento sul motorino sotto ad un sole cocente; ho visto altre ragazzette (ma forse pure le stesse) fare il bagno in mare completamente vestite, al tramonto, e non per pudicizia o questioni religiose, ma semplicemente perchè "sennò divento troppo scura"; le ho viste farsi selfie a palate, e postare le suddette chilate di foto tutte uguali su ogni social network esistente. Insomma, questi con l'estetica stanno in fissa pesante, peccato che il 90% della popolazione locale sia vagamente un cesso (parere personale, ovviamente).
D'altra parte, se cerchi qualcosa d'interessante da guardare, meglio se butti l'occhio su qualche tartaruga australiana, magari alta 2 metri coi capelli biondi e gli occhi azzurri. Sicuramente un clichè ma ammazza se i clichè so veri!!! Naturalmente vale anche per le ragazze tutte cavallone, che per me che sono una nana non è proprio un toccasana per l'autostima, ma tant'è, io punto sulla personalitá.
Ho trovato poche persone ancora, con le quali pensare di instaurare magari amicizie da espatriati, ma non è cosí scontato avvicinarsi a qualcuno in un contesto cosí.
Mi mancano tanto, forse troppo, gli amici veri che ho lasciato a malincuore, ma so che comunque ci sono e ci saranno sempre, oltre le distanze, anche se non ci si sente tutti i giorni ma una volta a settimana, a volte anche ogni due, sempre di corsa, ma anche solo per dire "ciao, come stai, mi manchi, ti voglio bene, ci sentiamo con calma." Ogni volta che ci penso mi scappa una lacrima.

A distanza di un anno posso dire che Bali non è il paradiso che si immagina, ma è un bel posto comunque per crescere i figli e vivere magari una vita un pizzico più rilassata, con posti bellissimi da esplorare a portata di mano, e a poche ore di volo da paesi altrettanto belli. 
Adesso come adesso non ho voglia di tornare, magari solo un salto per abbracciare tutti lo farei.
Abbiamo definitivamente deciso di restare in pianta stabile, col ristorante avviato e i bimbi a scuola, ci stiamo ritagliando il nostro angolo.
Già so che qualcuno che fa parte della mia vita verrà a trovarmi da qui a settembre e forse sentirò un po' meno la mancanza.
Per ora vivo qui, imparo e cresco coi miei figli.
Se passate in zona battete un colpo che una pinsa ve la offro volentieri!
Ci sentiamo presto...
V.

Photo credit: sono le mie

11 luglio 2015

Cronache dall'isola



Ci sono. Ho cominciato un nuovo capitolo della mia vita e solo ora, dopo oltre un mese, comincio a capirci qualcosa.
Ormai é ufficiale, vivo a Bali. Devo dire che fino alla sera prima della partenza ho avuto il timore che succedesse qualcosa per cui tutto dovesse finire, tipo che so, un meteorite!
Invece tutto è andato più o meno bene. Certo, 24 ore di viaggio hanno fatto il loro gioco. Due nani, una mamma, una nonna e 3 (dico 3) aerei da prendere, con extra condimento di scali internazionali interminabili. Ricetta perfetta per una disfatta!! 
Invece il grande si é comportato da vero globe-trotter. Seduto composto sul suo sedile, ha visto cartoni a profusione, giocato un po' con i kit per bimbi distribuiti sui voli, dormito e mangiato con appetito tutto quello che gli é stato propinato.
Per il piccolo Fiodena, invece ci sarebbe da scrivere un post a parte. Due anni sono due anni, ragazzi, non si scappa!
La prima tratta (6 ore circa), il relax e la tranquillità sono state praticamente delle chimere. Elettrico, irrequieto, curioso e rompiballe all'ennesima potenza. Lo scalo di quasi 7 ore ad Abu Dhabi ha fatto il resto. É crollato sul passeggino di cortesia circa 20 minuti prima dell'imbarco. Comodo no? Io con uno zaino in collo grosso quanto me, un trolley per mano e il grande che mi aiutava per la discesa. Mia madre con il piccolo in braccio e uno zaino altrettanto grande sulle spalle. Ve lo devo dire che a livello logistico ci siamo ammazzate di fatica? Per fortuna il volo lungo è stato notturno, per cui almeno i nani si sono fatti un bel sonno rigenerante..... loro, perché noi alla fine sembravamo due stracci usati, non abbiamo chiuso occhio. L'ultimo volo di 3 ore é stata una passeggiata di salute rispetto al resto. 
Alla fine ce la siamo cavata con un bagaglio di stanchezza e tensione sciolta nel momento in cui siamo usciti dall'aeroporto, dove il buon Furio ci stava aspettando, emozionato e trepidante (erano 20 giorni che non ci vedevamo).
Piccola nota a margine perché so che voi potete capirmi: mi sono venute a Fiumicino quando eravamo giá al terminal pronti per imbarcarci.... e ho detto tutto!
Insomma, vivo il sogno che tanti tengono chiuso in un cassetto, nell'isola che almeno una volta nella vita vale la pena visitare.
I colori, i profumi, il cibo, gli usi e i costumi, la grande, profonda e radicata cultura balinese si stanno insinuando piano piano nella mia vita e io non posso che esserne contenta. Ho scelto di vivere qui, di far crescere qui i miei figli e di garantirgli, almeno per quello che posso, la qualità di vita che penso meritino.
Uscire al mattino in motorino e ritrovarsi ad attraversare risaie sterminate per portare a scuola i nani, riempirsi gli occhi e l'anima con i paesaggi che ti scorrono davanti. Incontrare e parlare con persone di tante nazionalità diverse, che a modo loro ti danno qualcosa che ti fa crescere e ti arricchisce. Creare qualcosa da zero, per se stessi, condividendo con le persone amate esperienze di vita uniche, non ha prezzo.

Vedere come nano1 provi a relazionarsi con altri bimbi o con le insegnanti, nonostante non capisca mezza parola di quello che dicono è commovente e incoraggiante allo stesso tempo. Sono sicurissima che nel giro di pochi mesi, dará una pista a tutti noi con l'inglese.
Sentire e poter contare sul supporto e l'aiuto prezioso di mia madre mi da la forza di pensare che ci sono tutti i presupposti per poter riuscire nel nostro progetto di vita in questo posto fantastico.
Posto fantastico pur con le sue contraddizioni tipo il traffico o la quantità mostruosa di motorini in circolazione. Ci sia abitua abbastanza alla svelta, comunque. Anche alla guida al contrario. I primi giorni rischiavo un frontale ogni 50 metri, ora mi muovo in scioltezza. I nani sono entusiasti delle scorrazzate in motorino, specialmente il Fiodena. Facciamo (e gli lascio fare) cose che a Roma non mi sarei mai lontanamente sognata. Li portiamo in giro coi loro bei caschi e loro vanno fuori di testa. 
Certo, non nego di sentire la mancanza forte degli amici fraterni, quelli con cui passi quasi tutto il tempo libero che le frenetiche settimane romane ti lasciano, ma confido nel loro affetto e bene incondizionato, quel bene che li spinge a pensare di fare un viaggio intercontinentale con le nane al seguito solo per poter stare con te, se tu non dovessi tornare a breve.
Insomma, per ora il bilancio è più che positivo, ma siamo solo all'inizio, chissà il futuro cosa ci porterà.
Stay tuned to discover it.
V.

Photo: so le mie!!

15 aprile 2015

I've got a one way ticket to.....


Finalmente, dopo mesi e mesi (e mesi e mesi e mesi), abbiamo una data certa, anzi, certissima, biglietti alla mano.
Per far cosa, starete pensando?
Per lasciare il nido e spiccare il volo verso una vita sognata e voluta con tanta forza e determinazione da fare paura.
Ebbene si, siore e siori, a fine maggio comincerà la mia vita da expat.
Destinazione BALI, con la L, non la R, non è un refuso!! Due anni fa ci abbiamo lasciato il cuore e adesso ce lo andiamo a riprendere per restare definitivamente.
Biglietti one way e si va.
Il mio buon caro Furio ci precederà di qualche settimana per sistemare il sistemabile. Documenti, lavoro, casa e amenità varie.
Intanto oggi ho fatto la prima di tutta una serie di cazzate che so già, mi perseguiteranno fino all'infinito e oltre.
Ho portato i nani a fare i vaccini necessari (?) per la partenza e come ogni brava rinco che si rispetti, mi sono lasciata convincere a farli anch'io. Ora, non sto a dirvi la cifra che ho sborsato per farmi inoculare (senza sghignazzare plis!!!) il mondo nelle braccia, ma quanto cavolo fa male ve lo posso dire!!!
È da ora di pranzo che non riesco a tenere su nulla che pesi più di una forchetta, immaginatevi che goduria tenere in braccio NanoMalefico che si dimena come un ossesso.
In tutto questo, il mio degno consorte è a La Spezia fino al 24 per il suo supermegafantastico corso da maestro pizzaiolo de mecojoni, per cui coi nani ci sto io, coadiuvata da quelle due sante donne che sono mamma e suocera.
Condite il tutto con il fatto che devo impacchettare la mia vita per poterla spedire, e il gioco è fatto.
Da oggi quindi, il blog avrà un sapore più asiatico, visto che se tutto andrà come deve, potró raccontarvi la mia nuova avventura in terra straniera.
Intanto so tornata, che non è poco.
Vi abbraccio
V.


15 dicembre 2013

L'Accademia della Prugna (secca) #7



Sottotitolo: Perché a noi, la Crusca, non ce basta più!!!
Perle di stitichezza verbale...


La perla me la fornisce sempre lei, il mito degli analfabeti dislessici, mia suocera.
Da un po' si sta facendo seguire da una serie di specialisti per via dei suoi innumerevoli acciacchi. Tra questi c'è una mia cara amica (fisioterapista), che ha dapprima tentato di scioglierla e poi senza ottenere risultati apprezzabili, ha onestamente deciso di indirizzarla da altri, con risultati esiliranti (per me ovviamente):
Mattina presto, dopo la N seduta da uno di questi professionisti, avvolta in un piumino senape che la fa sembrare un kebab mi fa: "Sai, so andata dall'osteopaNa e per curarmi mi ha fatto le infiltrazioni di OZOMO"
No, a 'sto giro non ce la posso fare nemmeno a fare del facile sarcasmo!


ATTENZIONE
Nessun verbo è stato maltrattato per la realizzazione di questo post!
V.

Credits: Susie Wyshak