15 settembre 2016

Se prometto, poi mantengo


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Breve riflessione
La coerenza coi bambini, secondo me é fondamentale, sia in positivo che in negativo.
Mi spiego meglio: coi bambini pensare di far promesse senza essere sicuri di poterle mantenere è pura follia. Si, perché loro saranno sempre lì a ricordarti che tale giorno a tale ora, avevate promesso una qualsiasi cosa (dal portarli al parco acquatico, al comprare un pacchetto di figurine, al cenare tutti assieme), quindi perchè complicarsi la vita facendoci sfiancare dalle continue domande sul perché ancora non si è fatto qualcosa?
Fondamentale poi dare una versione e mantenerla, di qualunque cosa: Babbo Natale, il topolino dei dentini, la cacca nello scarico del cesso, il casco in motorino. Senza deroghe, senza ripensamenti, senza le attenuanti dei casi specifici. Per non confonderli, per non confonderci, per mantenere una linea costante e comune, per coerenza, appunto.

Da sempre adotto la tecnica del "se prometto, poi mantengo" (Ambra Angiolini docet. Solo le over 35 sanno di cosa parlo)
Dicevo se prometto poi mantengo perché, se ti dico che ti porterò a giocare da quell'amichetto, ti ci porterò, non serve chiederlo ogni 3 mesi. No, scherzi a parte, la tecnica è anche all'inverso.
Se fai il monello e minaccio di metterti in punizione, poi stai tranquillo che non rimane solo una minaccia, lo faccio davvero.

Memorabile fu per il grande, un episodio avvenuto alla veneranda età di 2 anni e mai dimenticato. Si era fissato che non voleva tagliare le unghie (idiosincrasia rimastagli tutt'ora) e rimase per quasi una giornata a stazionare nel lettino con le sbarre, perché gli era stato detto che finché non avesse acconsentito a farsi fare la manicure, non ne sarebbe uscito. Più della fame, potè il padre che si mise a giocare con i lego proprio sotto al suo naso e alla fine cedette. Ha fatto da guida per tutto il resto.

Di norma ora mi è sufficiente cominciare a contare (fino a 3) con la minaccia della punizione se non la smettono. Al due di solito la piantano, almeno il grande.
Col piccolo posso pure arrivare a 100, continua a fare i suoi comodi e io come sempre, mantengo.
La punizione consiste nei 3 minuti seduto in disparte, o finchè non smette di piangere. Per chi dice che la tv trasmette solo cagate, ai tempi a me SOS Tata m'ha salvato.

Ne conosco un monte di mamme che: mo te meno, mo te gonfio, mo te metto in castigo, e poi hanno i figli peggio di Pippi Calzelunghe sotto acidi, semplicemente perchè non hanno mai messo in atto la minaccia. Non sono per le botte, mai date, ma nemmeno per il lasciarli fare di tutto senza conseguenze.
I bambini sono svegli e intelligenti. Capiscono fin dove si possono spingere e tirano la corda. Se si spezza hanno perso, ma se continuando a tirare non succede niente, poi è un attimo a ritrovarseli che ti mangiano vivo.

V.

14 settembre 2016

Insegnamenti

immagine dal web

Qualche giorno fa durante il ritorno da scuola con entrambi i nani in motorino, cercavo di insegnare alcuni fondamentali, atti alla sopravvivenza al mio settenne: le parolacce.
Si, so bene cosa starete pensando: ma che bella MADRE DEMMERDAH che sei, brava genio!
Ora, io sono una di quelle che non disdegna un vaffa o uno stica messo bene, d'altronde sono romana, un po' ce l'ho nel sangue, solo che fino ad ora ero sempre stata abbastanza rigida col nano, perché un conto è se le dico io (maddai), ben diverso è sentirle pronunciare da un bimbetto delicatino e con la R moscia. Metteteci pure che il mio Furio è uno di quelli che guai a dire culo e il gioco è presto fatto (epocali i suoi: che botta di sedere che ho avuto!! CULO, si dice CULO, porca miseria)

Tornando alla lezione di parolacce, non sono completamente uscita di testa a voler insegnare insulti aggratise a mio figlio. A monte di questa decisione, per altro tenuta supersegreta al purissimo marito, sta il fatto che il mio è un bimbo che facilmente potrebbe diventare bersaglio del primo bulletto che si alza la mattina con la sola intenzione di rompere le balle a qualcuno. 
Vorrei dargli alcuni di quegli strumenti che per alcuni sono insiti nella natura caratteriale, ma che ad un puro sognatore come lui non appartengono. Al mio incoraggiamento di esercitarsi su un bel vaffa a mano aperta, mi sono resa conto che anche nella pronuncia non calca molto le consonanti come solo noi romani sappiamo fare.
Al decimo tentativo, gliene è uscito uno abbastanza decente e ho messo fine al gioco, raccomandomi di non uscirsene senza motivo, solo ed esclusivamente in caso di bisogno e assolutamente non a scuola. Vero è che qui, sia a scuola che fuori, beccarne uno che parla e capisce l'italiano è relativamente difficile, ma vatte a fidá!!!!
Mi sono sentita molto Ruggero De Ceglie che spiega le basi del vivere coatto al figlio: DAI GIALLLLUCA CA**OOOO!!!!!

In tutto questo dire brutte parole (abbiamo anche approfondito su stro.. di varia natura, spiegandone il significato, e appurato che esistono svariate tipologie di stica**i in base al tono e alla situazione), probabilmente il treenne che dormiva, ha captato qualcosa in fase rem.
La mattina successiva infatti, dopo aver lasciato il grande a scuola, ripartendo in motorino, in una situazione di security semiarmata che smista il traffico sul piazzale, il piccolo fiodena ha salutato con gaudio una delle suddette guardie, con un naturalissimo: "ciao cornuto", agitando la manina e sorridendo.
Sono seguiti quindici minuti di risate scomposte da parte mia e autocompiacimento da parte del nano.
Ho creato un mostro!

V.
P.S. se lo scopre il padre sono morta.